L’Unione europea ha incoraggiato gli stati membri ad introdurre il tampone obbligatorio per i viaggiatori in arrivo dalla Cina.
La situazione in Cina preoccupa sempre di più soprattutto data la mancanza di collaborazione da parte del paese asiatico sollecitato più volte dall’Oms a fornire dati reali sulle condizioni sanitarie. Per questo, l’Unione Europea corre ai ripari e ieri ha «fortemente incoraggiato» gli stati membri a introdurre tamponi obbligatori per chi arriva in aereo dalla Cina. Lo ha comunicato il Consiglio dell’Ue al termine di un incontro dell’Integrated Political Crisis Response (IPCR), il gruppo decisionale di emergenze e crisi.
L’IPCR ha raccomandato di introdurre l’obbligo di presentare un tampone negativo fatto nelle 48 precedenti alla partenza per chi arriva dalla Cina e di fare tamponi rapidi a campione in aeroporto per questi viaggiatori. I tamponi dovranno essere processati e sequenziati per vedere se arrivano nuove varianti. “L’abolizione delle restrizioni alle partenze dalla Cina, in combinazione con la crescente diffusione del Covid-19 nel Paese, ha reso concreta la necessità di un’azione europea congiunta” ha dichiarato il primo ministro svedese, Ulf Kristersson che ha assunto la presidenza di turno dell’Ue.
I paesi membri favorevoli ad una linea comune
L’Italia è stato il primo paese europeo ad adottare questo tipo di misure seguita da molti altri anche se non da tutti gli stati membri che però stanno man mano rivedendo le proprie regole anche se la raccomandazione non è vincolante. L’obiettivo dell’Ue è quello di uniformare l’approccio in tutta l’Unione ed evitare improvvise ondate. Cambia idea anche la Germania che si era inizialmente opposta a queste misure e annuncia che dal 7 gennaio i viaggiatori dalla Cina dovranno presentare un test negativo.
Inoltre, i paesi Ue hanno raccomandato tutti i passeggeri sui voli dalla Cina di indossare la mascherina. La grande maggioranza dei 27 è favorevole ad intraprendere un approccio comune e una linea sicura per evitare un peggioramento della situazione epidemiologica anche all’interno dell’Unione.